RECENSIONI
Carlo Colombo est une vraie découverte: c’est de la chanson italienne mais avec une arrière-plan jazz prononcé. Il fait songer, bien sùr à Paolo Conte, mais avecdes ambiances plus proches du jazz contemporain.
Il accorde beaucoupde place à des solos très mélodiques de Caverzan et Davanzo. Ses textes ironiques, mélanconiques ou comiques sont séduisants et les arrangements travaillés. C’est une vraie découverte sympathique dans les abords du jazz.
Jean Szlamowicz JAZZ HOT France
Schegge… «impazzite»sotto le stelle cadenti
Buoni riscontri per il «San Jazz» organizzato a San Giacomo degli Schiavoni
SAN GIACOMO DEGLI SCHIAVONI – Serata inauguraleall’altezza delle
aspettative: a San Giacomo, per la dodicesima edizione
del «San Jazz» è arrivato il quintetto di Carlo Colombo. Un gruppo fresco,
affiatato e professionale che ha ammaliato il pubblico presente, numeroso
come sempre, con una musica in linea con la tradizione della rassegna
bassomolisana.
Nicola Pettola, deus ex machina del festival, insieme ai suoi collaboratori ha
infatti abituato il pubblico all’ascolto di un jazz che fa riferimento più alle radici
popolari di questa musica.
Nella tradizione del «San Jazz» c’è anche la consuetudine di spiazzare
il pubblico, infatti se negli ultimi anni si erano avvicendate sul palco di
San Giacomo, formazioni del Sud italiano e mondiale,quest’anno la musica è
arrivata col vento del Nord.
Carlo Colombo cantautore jazz e Pianista di Treviso accompagnato da
Flavio Davanzo, trombettista di Trieste, Giovanni Masiero, sassofonista di
Venezia, Alessandro Turchet, contrabbassista di Pordenone e Renato Peppoloni,
batterista di Perugia, hanno saputo incantare il pubblico con una
musica di confine, tra il Pop e il Jazz, tra intimo e sociale, raffinata e contaminata
al punto giusto, ironica e malinconica senza cadere mai nella banalità.
Note e pubblico a galleggiare insieme nell’accattivante ambientazione
di Largo del Tempio. Un nome da ricordare e da seguire quello del
Carlo Colombo Quintet, «scheggia impazzita» del panorama jazzistico italiano.
Fabrizio Cartechini
Ironico fino al paradosso, eclettico tanto da passare senza troppa fatica da uno swing d’altri tempi ad atmosfere in stile Fred Buscaglione, fino a stupire con brani di quello che la critica ama definire ‘pop intelligente,’ Carlo Colombo con Design pubblica un album musicalmente piacevole e dalle liriche acute e sagaci.
Tutto parte dallo swing, vero e proprio detonatore della passione di Colombo per le sette note. Diviso fra pianoforte e microfono, il musicista trevigiano torna a servire la sua personalissima ricetta entro cui converge anche l’amore per un certo spettacolo virato verso il cabaret. La militanza nel duo Caffé Sconcerto – con cui il pianista-cantante ha allestito diversi spettacoli cabarettistici – pare aver lasciato buoni frutti tanto nei testi quanto nella divertita vena che percorre tutto Design.
Colombo riesce nella non facile operazione di rendere omaggio a un filone classico e popolare del jazz rispettando canoni consolidati senza per questo rimanerne impantanato e, soprattutto, aggiunge elementi di modernità che allontanano sensibilmente le coordinate rispetto al punto di partenza, individuabile in quello scattante “Porta a porta” da big band che, forse non a caso, apre l’album.
“Rapito dai marziani” è un pop venato di jazz che parrebbe scritto per il Samuele Bersani più svagato, “Cambio generazionale” guarda a Buscaglione e “Design” a Ellington, “Traffico” è una scorribanda dai vaghi accenni ska che però (misteri dell’intertestualità) non sfigurerebbe in bocca a Paolo Conte, mentre “Il mago del bricolage” è un’altra puntata verso la musica d’autore e “La Lumaca” ondeggia fra accenni funky e un cantato ‘quasi rap’ nella strofa che gioca coi fiati.
I vizi, i tic e le nevrosi della vita cittadina, gli incubi da centro commerciale, le incomprensioni esistenziali e le aberrazioni del rapporto uomo-donna vengono messe alla berlina con una decina di canzoni brillanti e abili a nascondere (ma neanche troppo), sotto una fresca superficie musicale, una critica feroce e spietata a una società che pare aver perso, oltre al senno, anche il senso dell’umano.
ALL ABOUT JAZZ RECENSIONE “DESIGN” Luca Muchetti
Who did not quiver when first walking into the sole Piazza of Venice? Venetians are special and mysterious characters. Rooted in their strong Byzantine/Renaissance culture, they wield a powerful magnetism. That said, I must confess I have never heard of Venetian Carlo Colombo until now.
Playboy – released on Maurizio Bazzi’s label, Drycastle Records–is Carlo Colombo’s second album. Once you listen to Colombo’s creation you realize how quizzical its title and songs are. Eureka!…when one finds this man. The cover-art of Playboy is fun and delirious. Ten tracks are Colombo’s compositions with one being a rendering of Domenico Modugno’s “Volare”.
Playboy’s essays ruminate the derisive, self-inquisitive and open-hearted pondering of Colombo’s frame of mind, thus the lyrics are facetious and corrosive. For instance, “Il Mondo Degli Idioti” states, “welcome to the world of idiots, we all are slightly sick of this ancient disease”. “L’Intellecttuale ad Agosto” deploys Colombo’s quality of character to make fun of that part of our ego that takes life too seriously : “because the best show is the people’s faces, everyone thinks to be exclusive, thinks to be the must”. On “Swing”, Colombo hilariously stabs the muse that cannot arrive as he wished it to :“I don’t know how to end this useless song. I let it drop and I go to the bar or I go to work”.
Carlo Colombo’s irony is also reflected in what he feels –and every chained human feeling–about an emotion that drives us to get committed. For we don’t know what it is to maintain something, showcasing how banal love can be when the substance and mystery is lost with a priori “Mirko et Tette” allege: “I bought you a microwave oven, a kitchen and the lamps of Murano you have dreamed of after I requested your hand”. “Cambiami” is an ode to the co-dependency that entrains any wedding: “change me if you don’t want to understand me. Change before the thunderstorm because I will change even if I have to die”. And “Ciao Como Stai” recalls ironically a happy-bitter love ending: “we remain serene, happy and distant, so if you want, let’s go drink a coffee”.
“Crisi Economica” sarcastically delineates an idiosyncratic Italian landscape : “Economic crisis. They say, that is the people’s fault; that people became too static and they don’t want to work”. “Nel Blu Dipinto Di Blu (“Volare”) is wonderfully arranged witnessing remarkable band cohesion. But overall Carlo Colombo is an Epicurean who wants to die cured. Just pay attention to the lyrics of “L’Alba del Giacatore”… “between living and dying, between losing and dreaming, what’s the difference, what difference does it make?”…
The two pearls of Playboy are “Playboy” and “Piaccio Alle Donne”. In the first one Colombo sings as a Venetian Casanova-like seductor: “I have the key to open your soul. I have the key to the ultimate joy”. Yet Colombo is even able to mock on Tirso de Molina’s counterpart Casanova-character in “Piaccio Alle Donne”: “reality is funnier… much funnier than many fantasies”.
A discover, Carlo Colombo magnetizes you with his powerful lyricism. Playboy will certainly attract audiences, because of the emotions, the multifariousness, the sounds, and above all the tremendous appeal that you find yourself mirthfully immersed in. This artist has it all going in the immediate aim. Playboy is an absolute winner; a sure venture with many twists… so latch on!
Tracks: Piaccio Alle Donne, Playboy, L’Intellecttuale ad Agosto, Swing, Mirko et Tette, Cambiami, Ciao Como Stai, Il Mondo Degli Idioti, Nel Blu Dipinto Bi Blu (Volare), Crisi Economica, L’Alba del Giacatore,
JAZZ REWIEW Dr. Ana Isabel Ordonez
Carlo Colombo – Sfonderai (2002)
Un debutto che è più di un debutto: il primo Lavoro di Carlo Colombo sembra quasi essere invece che l’inizio, almeno il passo successivo della sua discografia, tanto appare maturo e costruito secondo una concezione sperimentata.
Tutte le caratteristiche che si riaffacceranno in Playboy,il vero secondo disco, sono qui già ben presenti ed è chiaro che la differenza fondamentale consiste soprattutto nella transizione che ha portato Carlo dal lavoro in questione, frutto di una collaborazione in trio, a esprimersi in un quintetto.
Uno sviluppo di possibilità creative che è appunto già cominciato con Sfoderai, che si qualifica in più punti anche per un andamento complessivamente più vicino a certo jazz, soprattutto per la costruzione delle melodie, e un approccio diverso alla forma canzone,vista nell’ottica di flash calcolati, più che di mattoni di un unico edificio.
Per certi versi Sfonderai è più complicato, e lo scorrere della tracklist è meno agevole rispetto a Playboy,che in questo sarà davvero superiore per comunicatività e doti empatiche.
A prescindere dal suo valore specifico, però, sicuramente sopra la media, visto a posteriori Sfonderai diventa il metro di paragone per misurare il miglioramento che ha portato Carlo Colombo a sfruttare la sua capacità di fare ironia intelligente tramite un linguaggio musicale privo di intellettualismi velleitari.
Scusate se è poco.
ALL MEDIA WORLD
Carlo Colombo – Playboy (2006 – Drycastle )
Troppo spesso, davvero troppo spesso, si parla andando avanti per stereotipi e ragionando di musica la cosa succede con una frequenza che è a dir poco sospetta.
Proprio per questo, è bene subito dirvi apertamente che valutare il fatto che Carlo Colombo scriva/suoni/canti una fluida miscela jazz swing ispirata a Conte e Carosone (tanto per citare due palesi influenze), è per certo operazione di minor conto rispetto alla necessità di dichiarare che difficilmente, in un ambito dove tutti si prendono maledettamente sul serio, esistono altre realtà altrettanto ironiche e puramente intelligenti.
Intendiamoci: non mancano in giro gli scrittori di testi arguti o i musicisti preparati; il quid in più aggiunto da Colombo è però il buon gusto, la predilezione per le sfumature e soprattutto un brio latente anche nelle composizioni all’apparenza più malinconiche. Un alternarsi di stati d’animo che corrisponde nel suo girare su se stesso alle situazioni della vita vissuta, quelle suggerite dai brani, ma soprattutto quelle accennate fra le righe, dove il non detto viene visualizzato dalla musica e appare ancora più evidente in mezzo alle battute e alle citazioni.
Consci di queste qualità, l’aver scelto di inserirsi in un filone filologicamente identificabile non significa più necessariamente diventare epigoni di una scena, tutt’altro: la reinterpretazione di un classico come “Nel Blu dipinto di blu” svela tutto il tributo che un musicista eclettico e consapevole come Colombo può dare agli anni 50 senza per questo risultare di maniera o “d’antan”.
Da segnalare, infine, Maurizio Bozzi al contrabbasso,autore di una prova davvero sugli scudi. Playboy, in definitiva, e al contrario di quel che racconta il suo testo, è tutto meno che demodé, anzi: ha tutte le chances di conquistarvi al primo ascolto.
ALL MEDIA WORLD
Una bella sorpresa questa nuova incisione di Carlo Colombo, geniale
autore di ironici testi, quasi un nuovo Fred Buscaglione. Swing e testi
italiani si trovano insieme benissimo ed i fiati di Flavio Davanzo e
Piergiorgio Caverzan sottolineano con molta perizia i riferimenti che il
pianista ed autore convoglia nelle eleganti esecuzioni.
La sua è una sintassi più moderna rispetto a quella di un Buscaglione e
più complessa rispetto a quella dei suoi colleghi, come dimostra la sua
interpretazione di “Volare”, comunque facile da recepire per l’immediata
comunicatività dei versi, tesi a rispecchiare una realtà in cui la
comicità va a spasso con chi invece vede solo il lato negativo delle cose.
Chissà se i testi di questo poeta piaceranno anche alle donne, impegnato
com`è a cantare, fin dal brano d’apertura, la biografia di uno che ama
vivere, che non parla di sentimenti fatui ma di quelle storie che in
fondo sono patrimonio di chi sta con i piedi per terra. “Piaccio alle
donne, ma di mezza età/c’è poco da ridere, è una triste realtà”, canta,
quasi l’antitesi del marito ideale, passando in “Playboy” a dichiarare,
sfacciatamente: “Vivi con me questa avventura/ti mostrerò la luna e,
come la luna al mattino/scomparirò. Segue qualche accenno anticlericale
in “Mirko e tette”: “Forse colpa dei preti e delle suore che ti dissero
l’amore/sappiam noi come si fa”, passando per il “Mondo degli idioti” e
chiudendo con “L`alba del giocatore”, che racconta la storia di un
giocatore alla ricerca di emozioni.Un disco ben riuscito,
che dovrebbe dare al suo autore il meritato successo di pubblico
ALL ABOUT JAZZ ITALIA Vittorio Lo Conte